Dal dì in cui fu eletto Obama
la diplomazia assai trama
affinché il nostro ducetto
venga ammesso al suo cospetto.
In aiuto al Cavaliere
il suo astuto consigliere
e l’esperto ambasciatore
han bussato a tutte l’ore,
ma la porta non si è aperta.
Col G20 là in trasferta
in novembre, appena eletto,
tentò il colpo il nostro ometto:
“Da te vengo…” “No, tu no,
al momento non si può!”
A Strasburgo, a Londra, a Praga
ahimé Obama non lo caga,
anche se il neo presidente
ha incontrato molta gente,
un bilaterale a ognuno…
uno sol restò a digiuno,
pur se urlando lo chiamò
e una foto gli rubò,
irritando la regina.
Poi il premier fa la manfrina
di parlar con Erdogan
rivolgendo il deretan
alla crucca cancelliera
che lo chiama a sé, severa.
Per Rasmussen capo Nato
mediatore s’è spacciato
fra l’ambrato american
e il difficile Erdogan.
Per i turchi nella Ue
mediator ha offerto sé
fra la Merkel, Sarkozy
ed Obama, sol così,
per il gusto di apparire.
L’hanno pur sentito dire:
“Dell’America il campione
fece un’ottima impressione
per chiarezza ed umiltà,
per saggezza e abilità.
Fra me e lui, non si discute,
c’è uguaglianza di vedute
pressoché su ogni questione…”
Non capisce il capellone
quanto può sembrare strano
con Obama e Bush texano
pensar alla stessa guisa.
Non c’è amico che lo avvisa
ch’è un’emerita cazzata?
E poi l’ultima sparata:
“A Barack ridendo ho detto:
“Mio simpatico negretto,
in Italia ogni giornale
chiede del bilaterale.
Se lo chiedi, te lo do…”
Lui mi ha detto: “Perché no?
Lo faremo, prima o poi…”
Gli dirà: “Se proprio vuoi,
vieni a Washington, ma sappi
che Barack non lo accalappi
come hai fatto col texano,
perché è allergico al caimano.”
Carlo Cornaglia 6 aprile 2009