
Se l’Italia fosse un paese serio, sia il centrodestra sia il centrosinistra si impegnerebbero prima delle elezioni, in caso di vittoria, a
confermare come ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa. Cioè l’unico ministro dell’Economia, dopo Ciampi, che nei vertici internazionali
non viene preso a pesci in faccia, ma anzi viene rispettato e ascoltato.
Questo signore d’altri tempi, questo economista colto e spiritoso, discreto e competente, ha rimesso in sesto in un anno e mezzo i
disastrati conti dello Stato sfasciati dai suoi predecessori (vedi l'illuminante documento che allego qui, preparato da un gruppo di studenti di Economia che hanno a cuore i fatti e i dati concreti, non le balle elettorali); ha fatto levare all’Italia la
procedura d’infrazione aperta dall’Europa ai tempi del miracolo berlusconiano; ha recuperato insieme al suo vice
Vincenzo Visco una ventina di miliardi di euro di
evasione fiscale. Insomma, ha riempito la botte che ora
Berlusconi e i suoi boys torneranno a prosciugare. Perché naturalmente Padoa Schioppa è visto come il fumo negli occhi dal centrodestra delle spese folli, ma anche dal Pd alla
Veltroni, tutto paillettes e cotillons, dunque
allergico alle persone serie.
Nel caravanserraglio di
nani e ballerine, a metà strada fra “Uomini e donne” e una sfilata di moda, messo insieme da Uòlter, una persona seria come Padoa stonerebbe. Infatti l’hanno rimosso come un
ferrovecchio ingombrante, fanno finta di non conoscerlo, sottosotto gli rimproverano la lotta all’evasione fiascale (far pagare le tasse agli evasori è un peccato mortale e “fa perdere voti”). Anziché elogiare e rivendicare i suoi successi, c’è pure qualche somaro che gli rinfaccia la crescita zero dell’economia, come se fossimo in Unione Sovietica dove l’industria era di Stato e di partito, come se le performance deprimenti delle nostre imprese private fossero colpa del governo.
Rimozione forzata per Padoa Schioppa, ma anche per
Romano Prodi, altro politico troppo serio e competente per piacere ai
berlusconiani “de sinistra” del nuovo Pd. Non è telegenico nemmeno lui. Non parla di sogni, non dice “I care” e nemmeno “We can”. Ma sgobba e sa far di conto. L’altro giorno, con un comunicato di tre righe,
ha annunciato l’addio alla politica nel silenzio generale. Nel ’96 ha battuto Berlusconi e nel ’98 ha portato l’Italia in Europa; tre mesi dopo, per ringraziarlo, quei gran geni di
D’Alema e Bertinotti l’han rovesciato, riconsegnando l’Italia a Berlusconi. Lui intanto è andato a presiedere la Commissione europea. Nel 2006 l’han richiamato per sconfiggere Berlusconi, cosa che lui puntualmente ha fatto per la seconda volta. Dopo un anno e mezzo l’han rispedito a casa senza nemmeno un grazie.
Lui se n’è tornato a Bologna, da dove era venuto, senza una parola polemica, mentre l’ultima ballerina di Uòlter, l’impresario-falco
Massimo Calearo, andava in tv a ringraziare
“San Clemente” Mastella per “averci liberato da Prodi”.
Vedremo che cosa saran capaci di fare questi giganti del pensiero che reggono il Pd e il Pdl, a parte candidare mogli, figlie, portaborse, pregiudicati e qualche camicia nera, e chiacchierare per ore senza dire nulla.
Personalmente già rimpiango Prodi e Padoa Schioppa. Due signori che han saputo uscire di scena con dignità ed eleganza. Due signori che, quando non avevano niente da dire, non parlavano. Due signori.
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