Gentili tutti, il mio
post non era “una lagna”, non è “una arrampicata sui vetri”, non “mi devo giustificare” di nulla, non “pratico la doppia morale del cuore a sinistra e portafoglio a destra”, visto che da dieci anni lavoro in
Rai dalla quale dipendono i nove decimi del mio reddito.
Continuo a pensare che pubblicare per la casa editrice
Mondadori non sia un crimine. E che continuerò a farlo fino a quando mi sarà garantita
la libertà di cui la sua storia e i suoi dipendenti costituiscono una garanzia. Allo stesso modo non credo che un professore di liceo debba dimettersi dalla scuola per non diventare un collaborazionista della ministra Maria Stella Gelmini.
Molti di voi affermano che non si deve mai scendere
a patti col nemico né accettare compromessi. Non sono d’accordo (qualche volta si deve eccome) ma poniamo che abbiate ragione voi. Si scende a patti con la Fiat quando si compra una sua automobile? Da quale consumo in poi siamo complici dell’Occidente che affama il mondo? E quando consumiamo cinema, rock, letteratura e stili di vita americani non stiamo finanziando i bombardamenti sull’Afghanistan? E se lavoriamo per un ministero, per una compagnia di assicurazione, per una banca di affari, per una industria chimica siamo assolti o colpevoli?
Questo al netto degli insulti, e ringraziando per l’attenzione.
(ps: persino il grande Luciano Bianciardi, rifiutando di scrivere per il Corriere della Sera, sbagliò per una purezza che talvolta corrode più del peccato)