Il dott. Carnevale è stato imputato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver favorito l'annullamento di molte condanne ad esponenti mafiosi, quando era presidente della prima sezione penale della Corte di cassazione (tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90). I suoi tentativi di condizionamento avrebbero riguardato anche i c.d. "maxi processi".
L'8 giugno 2000 il Tribunale di Palermo ha assolto il dott. Carnevale in base all'art. 530 2°comma c.p.p., ma il 29 giugno 2001 la Corte d'appello con la sua sentenza n. 2247 ha ritenuto provate le accuse, condannandolo per il reato commesso a sei anni di reclusione, oltre alle pene accessorie tra cui l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Infine, la Corte di cassazione a sezioni unite ha pronunciato la sentenza n. 22327/03, pubblicata il 21 maggio 2003, con la quale, ritenendo inutilizzabili o irrilevanti tutte le prove e le dichiarazioni su cui era fondata la sentenza di condanna in appello, la ha annullata senza ulteriore rinvio. La sentenza della Corte d'appello non avrebbe dimostrato che le decisioni favorevoli ai mafiosi erano il frutto dell'influenza del dott. Carnevale e non erano state, invece, liberamente deliberate dai collegi giudicanti.
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