Vecchie domande a Silvio Berlusconi
che chiedono di mafia e di denari:
“Chi ti ha dato migliaia di milioni
per le quattro Edilnord e i loro affari?
E i capitali per l’Italcantieri,
l’Idra, la Finanziaria Investimenti,
poi Fininvest ed altri tuoi misteri?
Sapevi, nel comprare le emittenti,
di acquistar da un parente di Buscetta,
tal Antonio Inzaranto, suo nipote?
La finanziaria Fimo, un dì sospetta
di riciclar mafiose banconote,
usasti per l’acquisto di Lentini,
il qual, per giunta, fu pagato in nero:
perché usar di Madonia i quattrini?
Disvela, per favor, questo mistero!”
Parla di mafia il bieco quotidiano,
di camorra, politica e finanza
e chiama Silvio, ahimé, Lucky Luciano:
“La sua bella carriera basta e avanza
per far invidia a tanti manigoldi.
Arruola deputati, senatori,
legali e giornalisti a suon di soldi!”
La sua foto è con tanti malfattori,
Brusca, Buscetta, Stefano Bontate,
Calò e il boss dei boss Totò Riina.
Ed un saluto degno del magnate:
“Bacio le mani!” Stampa birichina,
è di certo un giornale comunista,
la solita Repubblica eversiva…
No, è la Padania, quotidian leghista,
negli anni in cui l’Umberto ancor capiva
che in Italia esistevano tre Poli
e Berlusconi, non ancor caimano,
ma buon attore per mafiosi ruoli,
era il capo del Pol palermitano.
Altre notizie attinte dai giornali.
Mimmo Teresi e Stefano Bontate
con Di Carlo e Cinà, loro sodali,
ebbero rendez vous con il magnate
e Dell’Utri, l’amico siciliano.
Disse Bontate: “Lei viva tranquillo
pur nella insidiosissima Milano
e per i famigliari senza assillo.
Qualcuno manderem che vi difenda…
Ma, visto che è assai bravo, venga giù
a fare costruzion con la sua azienda.
A Palermo nessun le fa bubù,
poiché siam tutti a sua disposizione.”
“In caso di bisogno qui a Milano –
ha ricambiato pronto il Capellone –
io certamente vi darò una mano,
basta che con Marcello ne parliate…”
E fu così che il nostro Cavaliere
prese accordi con Stefano Bontate
che a casa gli mandò l’eroe stalliere.
Anni dopo Bontate con Teresi
entrarono in affar con Berlusconi:
venti milardi di lire si son spesi
per il business delle televisioni,
aiutandolo pur con Inzaranto,
il famoso nipote di Buscetta.
Ma dopo l’entusiasmo venne il pianto:
com’è, come non è, quella sommetta
han perso sia Teresi che Bontate…
S’alza il solito coro dei suoi fan:
“Queste son di Spatuzza le minchiate,
il pentito che sparla del caiman!”
Pure questa che sembra maldicenza,
per il momento è pura verità,
come sta scritto, ahimé, nella sentenza
stilata in primo grado un lustro fa
a carico del povero Marcello,
quando Silvio, chiamato testimone,
muto si stette come un lavarello.
Ora che rischia l’incriminazione
per le storie ridette da Spatuzza,
pur per mafia vuole il processo breve
e questo di colpevolezza puzza.
Chissà se il vecchio Giorgio se la beve…
Carlo Cornaglia 10 dicembre 2009